Protagora

Protagora nacque ad Abdera, in Tracia, attorno al 490 a.C. ed è considerato il più originale del movimento. A lui si attribuisce la celebre affermazione :"L'uomo è misura di tutte le cose; delle cose che sono in quanto sono, delle cose che non sono in quanto non sono."
Protagora infatti utilizzava l'uomo come criterio di giudizio della realtà. Ma al termine uomo si possono attribuire diversi significati:
-singolo individuo
-"umanità" o "genere umano"
-"civiltà" o "popolo"

E' probabile che Protagora ritenesse complementari questi punti di vista, riconoscendone la validità a seconda della prospettiva desiderata:
l'uomo - inteso sia come singolo individuo, sia come genere umano che come popolo - è criterio di giudizio della realtà o irrealtà delle cose, del loro modo di essere e del loro significato.


La visione di Protagora è una visione relativistica: non esiste una verità assoluta valida per tutti, ma si devono ammettere diverse interpretazioni dei fenomeni a seconda dei punti di vista, la verità è relativa.
Allo stesso modo non c'è una legge universale che stabilisca cosa è giusto e cosa è ingiusto, cosa è bene e cosa è male.
Anche la religione, sotto questo punto di vista, non è né universale né unica, ma è una questione che riguarda i costumi degli uomini.

Protagora non intende affermare una posizione scettica secondo cui non si dovrebbe credere a nulla, ma vuole semplicemente sottolineare che bisogna rapportare ogni conoscenza al soggetto e ogni abitudine o credenza alla comunità di appartenenza.





La convinzione che non esista una verità assoluta cui fare riferimento, non esclude la possibilità di stabilire un criterio di giudizio.
Secondo Protagora tale criterio è rappresentato dall'Utile, cioè un qualcosa che si concorda essere il bene del singolo o della comunità. In tale ottica la parola assume un ruolo di fondamentale importanza come strumento per raggiungere il consenso. Grazie ad essa è possibile confrontare le varie posizioni e dialogare per raggiungere un obbiettivo comune.

C'è il rischio che la parola diventi l'arma dei gruppi più forti, per questo il filosofo ribadisce che l'obbiettivo costante deve essere quello di mantenere il benessere generale della polis.
In ogni caso è evidente l'importanza del corretto uso della parola: chi possiede gli strumenti logici ed espressivi più efficaci può facilmente convincere gli altri della validità delle proprie opinioni.

Protagora insiste sull'utilità della retorica, l'arte di persuadere attraverso un linguaggio chiaro, semplice e convincente.



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